venerdì 29 maggio 2020

I CAN'T BREATHE





GENERE: Action, Thriller, Storico, True Crime

EPISODE 4





SIGLA








Minneapolis. 29 Maggio 2020


Un incendio è esploso all'esterno del commissariato degli ex agenti coinvolti nella morte di George Floyd, un uomo di colore disarmato ucciso durante un controllo di polizia. 

Un corteo ha marciato verso il centro della città chiedendo giustizia e scandendo slogan contro la polizia e Donald Trump

Le proteste si stanno allargando anche a molte altre città.

Lo spettacolo di una stazione di polizia in fiamme e un presidente che sembra minacciare la violenza contro coloro che protestano contro la morte di un nero in custodia di polizia - sullo sfondo di una pandemia di coronavirus che ha impedito a molti residenti di interagire direttamente tra loro per mesi - si aggiunge all'ansia di una nazione già afflitta da crisi sanitarie ed economiche.





A Denver, in Colorado, è scattato il lockdown dello State Capitol, l'assemblea statale, dopo che alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati durante una manifestazione per la morte di Floyd.

Almeno trenta persone sono state arrestate a New York, dove a centinaia sono scesi in strada a Manhattan per dire no alla violenza della polizia contro gli afroamericani

Momenti di tensione attorno a City Hall, la sede del municipio, dove bottiglie e altri oggetti sono stati lanciati contro gli agenti. 

Un manifestante è stato arrestato per possesso di armi, altri per aver gettato in strada i secchi dell'immondizia e aver bloccato la circolazione. 

A Saint Paul più di 170 aziende sono state danneggiate o saccheggiate durante le manifestazioni e sono stati apppiccati diversi incendi. 

La Guardia Nazionale del Minnesota ha annunciato di aver già attivato le sue forze. "Abbiamo messo in campo più di 500 soldati a Saint Paul, Minneapolis e nelle comunità circostanti. La nostra missione è proteggere la vita, tutelare la proprietà e il diritto a manifestare in modo pacifico. Un obiettivo fondamentale è garantire ai vigili del fuoco di poter rispondere alle chiamate".





A Minneapolis, un reporter afroamericano della Cnn, Omar Jimenez,  è stato arrestato in diretta senza una spiegazione. 

Omar stava riferendo in diretta dalle proteste dopo essersi chiaramente identificato come reporter agli agenti. Sono stati ammanettati anche i membri della sua troupe. La Cnn ha reagito definendo l'accaduto «una violazione del primo emendamento».   










Nel video girato con il cellulare da un cittadino si vede un poliziotto (bianco) che preme con il ginocchio sul collo di Floyd immobilizzato a terra fino a soffocarlo.

Nel video si sente Floyd dire "I can't breathe" (“non riesco a respirare”). 

Sono le stesse parole usate nel 2014 da Eric Garner, un afroamericano di New York che morì soffocato mentre veniva arrestato.

Tutto è cominciato quando il proprietario di un negozio ha chiamato la polizia per denunciare un uomo che aveva usato una banconota da venti dollari falsa. Gli agenti arrivati sul posto hanno trovato Floyd nella sua macchina, e secondo loro era “sotto l’effetto” di droghe o alcol. I poliziotti sostengono che Floyd si è rifiutato di uscire dalla macchina. A quel punto lo hanno ammanettato.

Floyd, che era disarmato, è stato poi immobilizzato a terra, a pancia in giù e con il volto girato verso destra. Uno dei poliziotti gli ha premuto il ginocchio sul collo per diversi minuti.

Sulla vicenda è stata aperta un’indagine da parte dell’Fbi, insieme agli investigatori locali, e gli agenti coinvolti nell’arresto sono stati licenziati, ha fatto sapere il sindaco di Minneapolis Jacob Frey.





Honk Kong, 29 Maggio 2020

La folla di manifestanti è tornata a radunarsi davanti alla locale assemblea legislativa per contestare un progetto di legge che prevede fino a tre anni di carcere e multe per chi insulta l'inno nazionale cinese.

Un muro di plastica alto sei metri è stato eretto a difesa dell'edificio. Davanti alla sede istituzionale è stata schierata la polizia in assetto antisommossa, tanti gli arresti. Tutti manifestanti di Causeway Bay e Central accusati di partecipazione a manifestazioni non autorizzate.

Centinaia di manifestanti si sono radunati a Pedder Street, scandendo slogan come "cinque domande, non una di meno" e "sciogliete la polizia subito". 

Gli attivisti protestano contro la legge di tutela dell'inno nazionale e su quella in arrivo da Pechino sulla sicurezza nazionale. 

"Vogliamo difendere la nostra libertà di espressione", ha detto una 22enne da Central in dichiarazioni raccolte dal South China Morning Post. "Questa non sarà più Hong Kong - ha aggiunto - diventerà solo un'altra città cinese".






La Cina ha accettato un "rischio calcolato".  

Pechino ha approvato la legge sulla sicurezza nazionale relativa al territorio autonomo di Hong Kong. Il governo era sicuramente consapevole di scatenare le ire dell’amministrazione Trump.

Ma Pechino sa anche che il mondo occidentale è impotente davanti al dominio cinese su Hong Kong.

Nel 1997, l’ex colonia inglese è tornata nell’orbita cinese con la promessa di un’autonomia garantita per cinquant’anni. Quella autonomia è stata cancellata da una legge che autorizzerà i servizi di sicurezza cinesi ad agire contro i manifestanti per la democrazia di Hong Kong.

La Cina è la seconda economia mondiale, membro permanente del consiglio di sicurezza dell’Onu nonché una potenza nucleare.

Gli Stati Uniti hanno annunciato che non riconosceranno più a Hong Kong il suo status speciale, legato a un’autonomia che giudicano ormai scomparsa. In questo modo si colpisce Hong Kong molto più di quanto non si penalizzi la Cina, che da anni ha smesso di valorizzare un territorio che considera troppo turbolento.

Restano il Regno Unito, firmatario del trattato che garantisce l’autonomia di Hong Kong, e l’Europa. Da Londra e Bruxelles sono arrivati alcuni comunicati critici nei confronti della legge cinese, ma nessuna azione concreta

Gli europei si trovano davanti un interrogativo estremamente difficile: come affrontare una potenza cinese che diventa sempre più straripante?

L’escalation della guerra fredda cino-statunitense, l’effetto del Covid-19, l’aumento della tensione su Hong Kong complicano e non poco il piano europeo. 



La Francia è direttamente coinvolta nella vicenda. Il 29 maggio i mezzi d’informazione statali cinesi hanno ringraziato il consigliere diplomatico dell’Eliseo Emmanuel Bonne per aver assicurato a Pechino che la Francia considera Hong Kong come un affare interno della Cina.

Parole mal interpretate, dicono a Parigi, dove si ribadisce l’adesione al comunicato di Bruxelles.

Da tutto questo emerge l’imbarazzo degli occidentali, che non possono trattare la Cina come se fosse un qualsiasi paese che viola le norme internazionali, per altro ormai quasi ininfluenti. Questo imbarazzo, purtroppo, lascia mano libera al regime cinese nel suo attacco contro Hong Kong.


La Cina "prenderà le necessarie contromisure contro le forze esterne che interferiscono su Hong Kong", ha replicato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, sottolineando che la legge è "affare puramente interno della Cina".

TO BE CONTINUED


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